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Salute: dieta mediterranea addio, 60% italiani non la conosce PDF Stampa E-mail

"Colesterolo nel pane", "proteine nella verdura" e "grassi nella pasta". Sono le 'bufale' a cui credono gli italiani a tavola: la dieta mediterranea è del tutto sconosciuta al 60% dei connazionali, che ignora i nutrienti degli alimenti, sbaglia le combinazioni e ha un'alimentazione caratterizzata da squilibri e peccati di gola. Lo rivela uno studio presentato al Congresso nazionale della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec), in corso a Genova fino a domani. Italiani bocciati a tavola, dunque: sei su dieci non conoscono la dieta mediterranea né la piramide alimentare, in cui sono sintetizzate le proporzioni corrette dei vari gruppi di cibi per una sana alimentazione. La ricerca è stata condotta da un'equipe del Dipartimento di medicina interna, invecchiamento e malattie nefrologiche dell'Università di Bologna su 314 persone, sottoposte a un questionario di 33 domande. E' emerso un quadro dettagliato delle conoscenze e delle abitudini del belpaese a tavola. I risultati sorprendono. Nella patria della dieta mediterranea, riconosciuta come 'patrimonio immateriale dell’umanità' nel 2010 dall’Unesco, l'80% della popolazione dichiara di conoscere questo regime alimentare. Andando più a fondo, però, solo pochi sanno davvero di che si tratta. "Il 55% ha dato risposte errate, ad esempio indicando che nella pasta ci sono i grassi, e il 25% non ha saputo rispondere", spiega Massimo Volpe, presidente Siprec. Ancora "più ignorata" è la piramide alimentare, "che dovrebbe guidare le scelte quotidiane dei cibi - sottolinea l'esperto - perché indica quanto si deve introdurre dei diversi nutrienti. Il 57% non sa che cosa sia, il 40% ha dichiarato di conoscerla e il 3% è rimasto incerto. Un italiano su due sa collocare gli alimenti-cardine, sa cioè che alla base ci sono frutta, verdura e cereali, e riconosce i cibi più sani. Ma c'è un preoccupante 5% che 'inverte' la piramide indicando gli alimenti grassi come base dell'alimentazione quotidiana e un altro 45% che non ha proprio idea". Stando ai dati dello studio, la poca consapevolezza dei pilastri di un'alimentazione sana è un problema trasversale, che riguarda tutti i ceti sociali, a prescindere dal livello di istruzione e dalla condizione economica. "Alla domanda 'dove si trova molto colesterolo?' molti hanno risposto il pane: c'è una scarsa conoscenza di nozioni basilari per una dieta equilibrata", riprende Volpe. "Peraltro, lo stile di vita attuale di certo non aiuta: anche chi vorrebbe attenersi a un'alimentazione sana - afferma - è portato a sbagliare. Così, pur sapendo come si dovrebbe mangiare, molti si nutrono in modo disorganizzato: per il 95% degli intervistati il pranzo è il pasto più importante, ma poi l'80% sceglie una pasta molto condita accompagnata dal pane. Un italiano su due mangia carne magra, ma c'è un buon 20% che sceglie carni grasse più volte alla settimana, il 45% consuma formaggi come minimo tre volte alla settimana". E ancora, evidenzia l'esperto, "pochissimi scelgono il pesce: solo uno su tre lo mangia appena una volta alla settimana, mentre andrebbe consumato almeno due, tre volte. Il problema di tutti sembra essere l'incapacità di avere una visione globale della propria alimentazione: un cioccolatino una volta ogni tanto non fa male, ma molti li mangiano ogni giorno pensando che sia un peccato di poco conto". Eppure - ormai dovrebbe essere noto - una cattiva alimentazione, che privilegia i cibi ricchi di grassi, è considerata un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari: secondo un gruppo internazionale di esperti sul problema obesità (International Obesity Taskforce), il 61% delle malattie cardiovascolari è legato a un'alimentazione non equilibrata o del tutto sbilanciata.

(Adnkronos Salute)

 
Sesso: lo studio, ginseng e zafferano afrodisiaci 'verdi' PDF Stampa E-mail

Per un'intimità più piccante sotto le lenzuola, la ricetta passa dal menù. Basta regalarsi un caffè al ginseng o un risotto allo zafferano per veder migliorare l'intesa a letto. Entrambe queste spezie hanno infatti dimostrato un'efficacia documentata nel migliorare le prestazioni sessuali. Lo rivela una nuova revisione scientifica sugli afrodisiaci naturali, condotta da ricercatori dell'Università di Guelph (Canada) diretti da Massimo Marcone, docente del Dipartimento di scienze degli alimenti dell'ateneo nordamericano. Anche concedersi un bicchiere di vino e un po' di cioccolato aiuta ad accendere una serata, ma gli effetti afrodisiaci del 'cibo degli dei' sono probabilmente tutti mentali. Meglio evitare, invece, i più oscuri 'spanish fly' (mosca spagnola) e 'bufo toad' (una rana da cui si estraggono speciali sostanze): rimedi naturali pubblicizzati anche sul web per le pretese virtù afrodisiache, provocano però l'effetto opposto, e possono essere persino tossici. L'indagine diretta da Marcone sarà pubblicata su 'Food Research International', ed è già disponibile online. "Gli afrodisiaci sono stati usati per migliaia di anni in tutto il mondo, ma la scienza che sta dietro gli annunci non è mai stata ben compresa", spiega Marcone. "Il nostro è l'esame più approfondito condotto fino ad oggi", assicura. Un settore sempreverde, dal momento che - nonostante i progressi farmacologici - non viene meno la ricerca di 'aiutini' sessuali di origine naturale e senza effetti collaterali negativi, spiega John Melnyk, che ha collaborato alla ricerca. Insomma, le pillole blu, gialla e arancione contro la disfunzione erettile non hanno messo fine alla ricerca di rimedi 'verdi' salva-sesso. "Questi farmaci - prosegue Melnyk - possono dare mal di testa, dolori muscolari e disturbi della vista, e possono interagire con altri medicinali. Inoltre non aumentano la libido, dunque non aiutano le persone afflitte da scarso desiderio sessuale". I ricercatori canadesi hanno esaminato centinaia di studi su afrodisiaci naturali di largo consumo per indagare sui pubblicizzati effetti, psicologici e fisiologici. Risultato? Tra i 'promossi' ci sono ginseng, zafferano e yohimbina, una sostanza chimica naturale estratta dagli alberi yohimbe nell'Africa occidentale: tutti e tre sono associati a un miglioramento della funzione sessuale umana. Inoltre le persone coinvolte negli studi riferiscono un aumento del desiderio dopo aver mangiato muira puama (una pianta che si trova in Brasile), radice di Maca (pianta di senape nelle Ande) e cioccolato. Ma nonostante il presunto potere afrodisiaco, il cioccolato non è legato a eccitazione sessuale o piacere, spiegano i ricercatori. "Può essere che alcune persone sentano un effetto provocato da alcuni ingredienti nel cioccolato, soprattutto feniletilamina, che può influenzare i livelli di serotonina ed endorfine nel cervello", dice Marcone. Insomma, il piacere 'da bon bon' è 'tutto nella mente'. E i calici? L'alcol aumenta l'eccitazione sessuale, ma d'altra parte insidia la performance. E ancora: noce moscata, chiodi di garofano, aglio, zenzero e ambra grigia sono tra le sostanze legate ad un aumento del comportamento sessuale negli animali molto gettonate dagli esseri umani. Nel caso dell'uomo, però, gli scienziati invitano alla cautela. "Attualmente, non ci sono prove sufficienti per sostenere l'ampio uso di queste sostanze come afrodisiaci efficaci", conclude Marcone. Non si tratta, però, di una bocciatura: "Servono ulteriori studi clinici, per comprenderne meglio gli effetti sull'uomo".

(Adnkronos Salute)

 
Farmaci: la 'app' ti dice se c'e' il generico, ecco Wikipharm PDF Stampa E-mail

Inserire il nome di un farmaco sul proprio smartphone o tablet, per sapere in un attimo se esistono uno o più generici corrispondenti a costo minore. E' solo una delle funzioni dell'innovativa 'app' dedicata a iPhone e iPad, e presto anche a tutti gli altri cellulari e dispositivi di nuova generazione, lanciata oggi a Roma durante la presentazione della campagna 'Equivalente. Conosci e scegli i farmaci equivalenti'. L'applicazione si chiama 'Wikipharm', un nome che sottolinea la quantità e la completezza di informazioni ricavabili dal suo utilizzo. Con centinaia di migliaia di voci tra farmaci a uso umano, a uso veterinario e dispositivi medici, Wikipharm consentirà a qualsiasi cittadino di trovare in modo semplice e intuitivo tutte le informazioni riguardanti il singolo medicinale, i suoi principi attivi, le interazioni e l'esistenza di farmaci equivalenti corrispondenti. "Una delle particolarità esclusive della 'app' - ha sottolineato Marco Grespigna, Business Unit Director di Teva Italia, azienda che ha ideato la campagna e il nuovo strumento - è che, inserendo il nome del medicinale sulla stringa di ricerca, si potranno confrontare i prezzi dei medicinali di marca e generici tra loro, con l'indicazione di quanto si può risparmiare. Innovative anche le informazioni sulle possibili interazioni, provenienti da database ufficiali. Disponibili infine l'intera monografia ufficiale di ogni farmaco, l'indicazione del tipo di ricetta necessaria e la casa farmaceutica. L'applicazione è scaricabile gratuitamente sull'App Store e consente anche di condividere le informazioni sui principali social network".

(Adnkronos Salute)

 
Sanzioni stradali - Ausiliari del traffico rampognati dalla Cassazione: danno da STRESS o da FASTIDIO per l'utente sanzionato? PDF Stampa E-mail

Per il momento è un lancio di ieri, 23 mar '11, dell'Agenzia Adnkronos, partner abituale di Studio Cataldi: chi è costretto a cercare l'autovettura rimossa illegittimamente ha diritto a vedersi riconosciuto un danno da stress; la Seconda Sezione della Cassazione Civile ha ratificato la condanna ad ?200,00 di risarcimento a favore di una signora di Palermo, Maria S., che aveva parcheggiato l'auto su un attraversamento pedonale e, tornando al parcheggio, aveva constatato che l'automobile era stata rimossa. I Giudici di Piazza Cavour recepiscono le motivazioni del Giudice di Pace, visto che l'accertamento della violazione era stato fatto da un ausiliare del traffico privo di delega del sindaco. In ogni caso, la Cassazione, bocciando il ricorso dell'Amat di Palermo, ha osservato che "l'affermazione che la ricerca del proprio veicolo rimosso provochi stress non può affatto dirsi del tutto ingiustificata alla luce della comune esperienza". Non mancherà occasione di riparlarne. Per il momento, ad onor del vero, se il cuore è schierato dal versante dei Magistrati che hanno affrontato la vicenda, la ragione ricorda che le Sezioni Unite della medesima Corte di Cassazione hanno affermato in termini categorici che la risarcibilità del pregiudizio non patrimoniale presuppone che la lesione sia grave (e, cioè, superi la SOGLIA MINIMA di tollerabilità, imposto dai doveri di solidarietà sociale) e che il danno non sia futile (vale a dire che non consista in meri disagi o fastidi o sia addirittura meramente immaginario). Nella specie, quindi, con le cautele che s'impongono in questi casi, si è verosimilmente ritenuto che si concretizzasse quell'ingiustizia costituzionalmente qualificata; evidentemente, ma non siamo ancora in possesso del testo della motivazione, gli Ermellini hanno divisato che si trattasse di un vulnus al "diritto alla tranquillità", come tale non inquadrabile in quegli sconvolgimenti della quotidianità "consistenti in disagi, fastidi, disappunti, ansie ed in ogni altro di insoddisfazione" che vengono annoverati sotto la voce danni bagatellari e come tali presunti, a torto o a ragione, non meritevoli di tutela risarcitoria. Oltretutto, sembra che al tempo dell'episodio preso in disamina prima dal GdP palermitano e poi dalla Cassazione l'interessata fosse incinta: annota il quotidiano online 'Libero': "inutile il ricorso dell'Amat palermitana volto tra l'altro a denunciare l'apoditticità del risarcimento del danno basata sulla mera, non riscontrata affermazione dello stress subito nella ricerca della vettura rimossa". La Cassazione -prosegue il quotidiano diretto da Maurizio BELPIETRO- ha bocciato il ricorso e ha evidenziato che "alla luce della comune esperienza" la ricerca dell'auto rimossa comporta uno stress, in quanto tale risarcibile"; a mio sommesso orientamento si potrebbe utilizzare più propriamente la terminologia di DANNO DA FASTIDIO, che a me pare, a braccio, quella più appropriata.

 
Sanzioni stradali - Ausiliari del traffico rampognati dalla Cassazione: danno da STRESS o da FASTIDIO per l'utente sanzionato? PDF Stampa E-mail

Per il momento è un lancio di ieri, 23 mar '11, dell'Agenzia Adnkronos, partner abituale di Studio Cataldi: chi è costretto a cercare l'autovettura rimossa illegittimamente ha diritto a vedersi riconosciuto un danno da stress; la Seconda Sezione della Cassazione Civile ha ratificato la condanna ad ?200,00 di risarcimento a favore di una signora di Palermo, Maria S., che aveva parcheggiato l'auto su un attraversamento pedonale e, tornando al parcheggio, aveva constatato che l'automobile era stata rimossa. I Giudici di Piazza Cavour recepiscono le motivazioni del Giudice di Pace, visto che l'accertamento della violazione era stato fatto da un ausiliare del traffico privo di delega del sindaco. In ogni caso, la Cassazione, bocciando il ricorso dell'Amat di Palermo, ha osservato che "l'affermazione che la ricerca del proprio veicolo rimosso provochi stress non può affatto dirsi del tutto ingiustificata alla luce della comune esperienza". Non mancherà occasione di riparlarne. Per il momento, ad onor del vero, se il cuore è schierato dal versante dei Magistrati che hanno affrontato la vicenda, la ragione ricorda che le Sezioni Unite della medesima Corte di Cassazione hanno affermato in termini categorici che la risarcibilità del pregiudizio non patrimoniale presuppone che la lesione sia grave (e, cioè, superi la SOGLIA MINIMA di tollerabilità, imposto dai doveri di solidarietà sociale) e che il danno non sia futile (vale a dire che non consista in meri disagi o fastidi o sia addirittura meramente immaginario). Nella specie, quindi, con le cautele che s'impongono in questi casi, si è verosimilmente ritenuto che si concretizzasse quell'ingiustizia costituzionalmente qualificata; evidentemente, ma non siamo ancora in possesso del testo della motivazione, gli Ermellini hanno divisato che si trattasse di un vulnus al "diritto alla tranquillità", come tale non inquadrabile in quegli sconvolgimenti della quotidianità "consistenti in disagi, fastidi, disappunti, ansie ed in ogni altro di insoddisfazione" che vengono annoverati sotto la voce danni bagatellari e come tali presunti, a torto o a ragione, non meritevoli di tutela risarcitoria. Oltretutto, sembra che al tempo dell'episodio preso in disamina prima dal GdP palermitano e poi dalla Cassazione l'interessata fosse incinta: annota il quotidiano online 'Libero': "inutile il ricorso dell'Amat palermitana volto tra l'altro a denunciare l'apoditticità del risarcimento del danno basata sulla mera, non riscontrata affermazione dello stress subito nella ricerca della vettura rimossa". La Cassazione -prosegue il quotidiano diretto da Maurizio BELPIETRO- ha bocciato il ricorso e ha evidenziato che "alla luce della comune esperienza" la ricerca dell'auto rimossa comporta uno stress, in quanto tale risarcibile"; a mio sommesso orientamento si potrebbe utilizzare più propriamente la terminologia di DANNO DA FASTIDIO, che a me pare, a braccio, quella più appropriata.

 
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